Perché le dame e le castellane del corteo storico della Quintana sfilano stringendo fra le mani fazzoletti imbevuti di essenze profumate o mazzetti di erbe aromatiche? Possibile ci sia un legame con la tradizione del basilico di Sant’Emidio?

Sant’Emidio e la Quintana

Fra luglio e agosto la città di Ascoli Piceno è sempre in fermento, la vedrete vestirsi di colori e bandiere dei vari sestieri. Le chiarine e i tamburi risuonano fra le vie del centro e le sedi di prova. Il chiacchiericcio è sempre fitto: ci sono le foto sui quotidiani delle dame che sfileranno nel corteo storico e ci sono dei sestieri che vincono da troppo tempo e uno, Porta Maggiore, che non vince da 40 anni! Tutto questo è Quintana, la Quintana di Ascoli Piceno.

Ma perché nasce la Quintana?  Nei secoli la devozione per il santo patrono, con il consenso della chiesa locale e delle autorità civili venne infatti a scandire il calendario annuale, analogamente alle grandi feste liturgiche e alle fasi fondamentali del ciclo rurale e confluì nell’intersecarsi di due culture, la mistica cristiana e la cavalleresca.

Sant’Emidio e il Basilico secondo il credo religioso

Ma perché, il 5 agosto, sul sagrato del Duomo di Ascoli Piceno si trovano distese di piante di basilico che il vescovo benedice alle 6 del mattino? E poi perché tutti i devoti portano a casa la loro pianta di basilico benedetta? La risposta ovviamente non è univoca. E’ una lunga passeggiata nei secoli, quindi un susseguirsi di tradizione orale e devozione. Quindi, perché la tradizione del basilico di Sant’Emidio?

Sant’Emidio è il protettore della città di Ascoli Piceno. Martirizzato ad Ascoli il 5 agosto del 309 con la decapitazione, fra lo stupore generale, invece di stramazzare al suolo, raccolse il suo capo e camminò fino al monte dove aveva costruito un oratorio dove morì. Lungo il cammino alle sue spalle crescevano piccole piante di basilico.

Quando nel 1703 Ascoli si scoprì salva dal terremoto che distrusse le Marche, ne attribuì il merito al Santo e decide di dedicargli una cappella sul luogo della sepoltura. Aprendo l’antico sepolcro lo trovarono coperto di basilico che aveva proliferato nei secoli nonostante le condizioni.

Sant’Emidio e il Basilico secondo la leggenda

La versione più umana spiega il basilico a Sant’Emidio in maniera molto più pratica. Dopo alcuni secoli dalla morte del Vescovo Emidio, e dopo la distruzione della città da parte dei Longobardi, la città venne lentamente ricostruita. Il corpo del Santo, riconosciuto perché ricoperto da piantine di basilico, fu traslato nella cattedrale. In seguito ai terribili terremoti Ascoli fu invasa da migliaia e migliaia di pellegrini, che giungevano in città dopo lunghi cammini. Nobili e plebei giungevano con il vestito “buono”, per l’occasione, vestito che però solitamente era invernale. Tutti insieme, dopo giorni di cammino, in abiti pesanti, accalcati sul sagrato della chiesa. L’odore era sicuramente nauseabondo. Le donne erano solite portare mazzolini di erbe e piante aromatiche per evitare lo svenimento causato dal caldo e dai forti odori. Così qualche religioso, ricordando che i crociati riempivano le navi di basilico per allontanare insetti e cattivi odori pensò di farne distribuire sul sagrato. Col passare del tempo e il consolidamento di questa usanza qualche agricoltore iniziò ad approfittarne al fine di guadagnarci un po’.

E’ così che tradizione, culto e leggende si intrecciano fra il Santo Emidio, la città di Ascoli e il basilico.

E’ così che nasce la tradizione del basilico di Sant’Emidio, forse!

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