Guarda attentamente il profilo della Montagna dell’Ascensione e poi dicci: Tu cosa ci vedi? Ora ti raccontiamo cosa vuol dire per un ascolano guardare o sentire nominare questa montagna!

Il fascino del dialetto sta nella sua forza espressiva. Quando un ascolano ti zittisce esclamando “Tu stai be’ sull’Ascenzio’!” sai che è arrivato il momento di tacere. Quando a dirtelo, con tono esasperato, è una mamma ascolana, allora devi sperare che indossi una ciabatta e non lo zoccolo di legno.

L’Ascenzio’ è la Montagna dell’Ascensione, un rilievo di 1110 metri di altitudine interamente ricompreso nel territorio ascolano. Visto con gli occhi di un bambino, il profilo di questa cima, un tempo chiamata Montagna Nera, è una scala di pietra che sale verso il cielo. La sua sagoma irregolare ricorda a taluni Cecco d’Ascoli, eretico e avversario di Dante Alighieri, ad altri la Bella Addormentata. Per tutti i figli del piceno in età adolescenziale, la sua silhouette è una minacciosa mano con le cinque dita aperte. La mano della mamma che non si arrende al fatto che “tu nen sa sta a lu munne” e per l’ennesima volta ti prospetta l’alternativa dell’esilio su quella vetta concludendo sconsolata: “Tu stai be’ da sola… tu stai be’ sull’Ascenzio’!”.

L’Ascenzio’ entra così nell’immaginario di chi è cresciuto in questi luoghi. Prima ancora di conoscere i miti e le leggende che la caricano di mistero, prima ancora di inoltrarsi nei suoi sentieri e di scoprirne le meraviglie, l’ascolano si vede presto proiettato su quest’aspro sperone roccioso, tutto solo, immerso in un inquietante silenzio. E non può ricacciare indietro il pensiero perché l’Ascenzio’ sta sempre lì, non si sottrae mai alla vista e mostra orgogliosa il suo crinale facendosi percorrere su e giù dagli sguardi che cercano ancora di indovinarne la forma.

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