C’è un anice che profuma fino a tre volte di più rispetto a quello che cresce nel resto del Mediterraneo. E’ l’anice verde coltivato nell’ascolano. Le proprietà dei nostri terreni argillosi conferiscono ai frutti essiccati di questa pianta un aroma particolarmente intenso. Frutti che, le mani sapienti di chi custodisce le tradizioni di questi luoghi, sanno trasformare in un prodigioso elisir: l’anisetta.
C’è chi lo beve in purezza come digestivo. C’è chi lo usa per aromatizzare dolci, chi per dare una marcia in più al caffè. C’è chi lo colleziona e chi fa tutte queste cose insieme per rendere onore a un prodotto centenario dalla storia ascolana. La “prima versione” dell’anisetta risale al 1830. E’ allora Francesco Olivieri dell’omonima Ditta Francesco Olivieri, a Porto San Giorgio, lancia un nuovo distillato, l’“Anisina Olivieri Specialità Premiata”, con il logo del pittore Sigismondo Nardi.
Qualche anno dopo Umberto Rosati, tra gli alambicchi del suo laboratorio farmaceutico nella “Premiata Farmacia Centrale” di Ascoli Piceno, mette a punto un distillato di semi di Anice Verde di Castignano (oggi Presidio Slow Food), l’Anisetta Rosati, premiata tra l’altro nel 1900 alla Terza Esposizione Campionaria Mondiale di Roma con la medaglia d’oro. Anche in questo caso il logo storico dell’etichetta è vergato da un tocco artistico, quello del pittore emiliano Augusto Mussini.
E’ nel 1870 che nella città di Ascoli Piceno fa il suo debutto l’Anisetta Meletti, prodotta da Silvio Meletti, allora proprietario dello storico Caffè Meletti. Sull’etichetta iconica verde sono riportate solo alcune delle numerose medaglie e dei premi vinti nelle esposizioni e competizioni internazionali a partire dall’Ottocento.
Caffè Meletti, locale bijoux della centrale Piazza del Popolo, proprio in questi giorni, in occasione della mostra “Art in living”, propone una limited edition della bottiglia di Anisetta Meletti: 199 pezzi con l’etichetta personalizzata dalla mano Alejandro Pereyra.
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